Le “altre” molteplici attività imprenditoriali di Rolando Pelizza.
Si può dire senza tema di smentite che egli si dedicò ed ebbe come unico scopo della sua vita e della sua attività (pur nel turbinio delle vicende e delle difficoltà) la costruzione della macchina ideata da Ettore Majorana. Tutto il suo tempo e la sua genialità erano rivolti a questo scopo.
Per il raggiungimento di questo grande obiettivo impiegò ogni mezzo economico a sua disposizione. Ogni attività fu concepita esclusivamente per avere i mezzi economici necessari a realizzare il suo primario obiettivo.
All’inizio nel 1964 iniziò ad utilizzare le cospicue risorse finanziarie familiari, ben 875 milioni di lire, una cifra ingentissima per quei tempi. Ben presto, esaurite queste riserve, ricorse alla sua imprenditorialità per generare altri introiti.
Così, già intorno negli anni ’63/64 del secolo scorso, Rolando ebbe la genialità di produrre, per primo, tomaie per scarpe in materiale plastico, con vari colori, che applicò a sandali e calzature da mare. Fu il primo a dare a questi prodotti colori vivaci e diversificati, impiegando una sua particolare tecnica, divenuta in seguito di dominio pubblico.
Brevettò e applicò la stessa tecnica di colore ai palloni di plastica prima, e poi anche a quelli in cuoio, usati nel calcio professionale.
Sempre nel campo delle calzature, preparò una particolare suola di “gomma a scatola” per scarpe normali. Si deve a lui se, ancor oggi, in questo settore si può risparmiare sui costi di produzione.
Nell’ambito delle calzature sportive brevettò invece le prime suole di gomma per calciatori.
Brevettò inoltre un particolare filo di acciaio ricoperto in PVC sintetico, utilizzabile per coperture mimetiche.
Brevettò una particolare resina che poteva inglobare edifici, principalmente storici, al fine di proteggerli da possibili crolli durante la fase di manutenzione.
Mise a punto una nuova mescola che poteva essere utilizzata anche per pavimenti, rendendo il tutto quasi indistruttibile al consumo.
In Spagna, come compenso per la cessione di un suo brevetto nell’ambito delle materie plastiche, acquisì la collezione d’Arte Cobo di Siviglia, composta da 193 quadri antichi, opere interessantissime e di notevole valore, che gli venne tuttavia in gran parte sottratta durante le traversie di quegli anni.
La sua imprenditorialità non venne mai meno anche nei momenti più difficili.
Fino al 1979 aveva gestito lo sviluppo e la valorizzazione delle sue tecnologie mediante la società Test-Uno spa; intestò poi alle società produttive dell’organigramma le varie opportunità tecnologiche di cui disponeva e di cui si sentiva sicuro per i brevetti che aveva già trattato.
Una di queste società instaurò una collaborazione con la Montedison, da cui derivò la produzione, per la consociata Rol Oil, di un contenitore monoblocco in plastica dalla capacità inusuale, per quei tempi, di mille litri. Questo manufatto sopportava altri due contenitori sovrapposti, naturalmente carichi, senza cedimenti.
A Brescia, in via Reverberi 36, Rolando aprì, con un’altra società, uno stabilimento che risultava essere all’avanguardia nel settore in cui andava ad operare. Riusciva a produrre PVC di qualità attingendo a materia di scarto, che non solo non costava nulla, anzi i grandi produttori come la Montedison pagavano le Imprese il suo smaltimento.
Strinse un accordo con la Montedison, tramite la consociata Marco Polo, per il trattamento e il recupero dei fanghi in PVC, altamente inquinanti, rilasciati nelle vasche di decantazione a Porto Marghera e poi recuperati come riutilizzabili anche per attività in cui necessitavano materie di prima qualità.
Rolando, tramite il Prof. Luigi Brolio, fece un accordo con la Lys Fusion spa di Hone (Aosta), la quale partecipava alla realizzazione di parti di autoveicoli nel progetto denominato VSS, riguardante parti in plastica per le autovetture. In tale ambito fu fornito dalla società aostana un cofano anteriore dell’autovettura Ritmo, in lamiera, e dopo soli otto giorni fu restituito un cofano identico in materiale plastico, frutto dell’ingegno di Rolando, che il centro controllo FIAT sottoponeva alle prove di torsione e resistenza, il cui esito superava di cento chilogrammi la prova di trazione comparata rispetto al cofano di lamiera.
Altro grande ed attualissimo ritrovato tecnologico di Rolando Pelizza è la “spugna”, risalente al 1972, che è in grado di assorbire gli idrocarburi che si siano riversati in acqua. Le sue caratteristiche sono spiegate nei filmato allegato, ed in merito a questo innovativo prodotto già nel 2007 Rolando era stato intervistato dal giornalista RAI Dott. Giulio Colavolpe.
Più di recente, congiuntamente all’amico Dott. Giuseppe Peroni, esperto e già consulente di importanti aziende nel settore della plastica. E da Peroni che Rolando ha appreso, fin dagli anni ’60, le importanti conoscenze sui materiali plastici. Oggi Peroni e Rolando hanno brevettato questo straordinario ritrovato sotto il nome della Test 1 s.r.l. Basti pensare che questa “spugna” ha una grande capacità di assorbimento: un chilo di spugna può assorbire 30 chilogrammi di idrocarburi versati nelle acque, i quali possono poi essere interamente recuperati mediante un processo di semplice “strizzatura” della spugna medesima!
Ebbene, nonostante questo prodotto sia in grado di risolvere anche i grandi disastri ambientali causati dalla perdita dei pozzi di petrolio e delle gigantesche petroliere, e nonostante le attestazioni altamente positive di laboratori qualificati e indipendenti al massimo livello, nonché di Enti come ad esempio l’ENI, ogni tentativo di commercializzazione su larga scala, dopo i preliminari ed entusiastici accordi con i grandi gruppi interessati si “dissolve” inspiegabilmente nel nulla di fatto. Il motivo?
Sta nei fatti precedentemente esposti e soprattutto in quelli che seguono.